quando
si è raggiunto un Dew Point di quasi
19°C. Si tratta di un valore piuttosto
elevato; in queste condizioni
il nostro organismo avverte una sgradevole
e opprimente sensazione di "afa", tipica
delle calde giornate estive più umide.
Procedendo
con l'analisi della situazione in media troposfera,
notiamo innanzitutto come, salendo di quota, prevalgano
correnti prettamente occidentali. Tali correnti sono
direttamente responsabili della direzione prevalente
(detta "level-guide") con cui si sono spostati tutti
i sistemi temporaleschi generatisi nel Nord Italia.
E' necessario precisare che, nonostante questa direzione
fosse posta su un asse Ovest-Est, il sistema temporalesco
è invece traslato seguendo una traiettoria
leggermente deviata verso Sud-Est. In
un temporale multicellulare di questo tipo, infatti,
ogni nuova cella si origina alla destra dello
stesso rispetto alla direzione di spostamento del
cluster (in quanto l'inflow proviene da Sud-Est).
Mentre le singole celle seguono la level-guide,
il temporale nel suo insieme percorre una traiettoria
posta alla destra della stessa level-guide con una
velocità maggiore
rispetto a quella con cui si muovono le celle.
Nel caso quindi che il sistema (detto "cluster")
muova verso Est, le nuove celle si sviluppano approssimativamente
verso Sud Sud-Ovest (fatto che è ben evidenziato
dall'animazione radar che sarà presentata nella seconda
parte di questo Reportage). Ne risulta che l'intera
struttura (cluster + nuove celle) viene deviata verso
Sud-Est, come si nota nella
moviola satellitare che vedremo in seguito.
Le seguenti mappe BOLAM
raffigurano i venti alla quota di 700 hPa (circa
3000 metri) per le ore 14 e 17 locali. Nelle stesse
mappe è indicata anche l'umidità specifica
a tale quota:
(12Z)
ORE 14 LOCALI |
(15Z)
ORE 17 LOCALI |
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Mappe
BOLAM (BOlogna Limited Area Model) per le
ore 14 e 17 locali. La direzione dei venti
alla quota di 700 hPa è indicata
dalle freccine nere: l'intensità del
vento è proporzionale
alla lunghezza della freccia. I colori rappresentano
l'umidità specifica presente a quella quota:
in blu le zone più umide, in rosso e giallo
le più secche.
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E' interessante notare come i primi refoli d'aria
più fresca (e relativamente più secca),
spinti dal fronte proveniente da occidente, siano tracimati
nel versante italiano dapprima in Valle d'Aosta e nell'alto
Piemonte, proprio in corrispondenza di dove è nato
il sistema temporalesco che ha colpito il Lecchese.
La regione (in giallo) alla sinistra della linea obliqua
(in rosso) che taglia a metà la
Svizzera, individua la posizione approssimativa dell'aria
fresca che segue il fronte freddo: essa contiene
infatti meno umidità specifica.
Al momento della nascita della prima cella temporalesca
(poco dopo le ore 14 locali), tale fronte era ancora
oltralpe: si può quindi classificare questo
temporale come "prefrontale", di natura multicellulare.
Un fenomeno caratteristico di questo tipo di temporali
è quello della cosiddetta "retroazione
dinamica":
una volta sviluppatesi le prime celle, nel momento
in cui attivano le correnti discendenti associate alle
precipitazioni (chiamate "downdraft"), esse tenderanno
a figliarne delle nuove. Osservando l'animazione radar
(intorno alle ore 15 locali), si nota bene come le
correnti discendenti, una volta raggiunto il suolo,
si trasformino in correnti orizzontali il cui bordo
avanzante (gust front) solleva nuova aria calda che,
condizioni termodinamiche permettendo, origina nuove
celle che spesso si fondono a quelle preesistenti.
Ritornando all'analisi, notiamo che,
salendo di quota, la direzione e l'intensità
dei venti rimangono costanti: dai 500 hPa in su troviamo
correnti sempre da Ovest a 50-55 nodi (circa 90-100
Km/h).
Una configurazione
del genere (il radiosondaggio analizzato di seguito
fornisce un modesto SWEAT Index di 199) è favorevole
allo sviluppo di fenomeni temporaleschi, ma non è in
grado di generare elevata divergenza; non sussiste
infatti un significativo shear verticale positivo
in velocità tra
alta e bassa troposfera, necessario ad innescare notevoli
moti verticali per motivi dinamici. Questo è una
delle ragioni che, almeno per la Lombardia, ha contrastato
la formazione di
grandine di grosse dimensioni: l'asse del temporale
non ha assunto una configurazione obliqua particolarmente
pronunciata: è probabile che le correnti di
inflow e di outflow si siano abbastanza "disturbate" l'una
con l'altra, assumendo una configurazione prevalente
del tipo "outflow dominated".
Discorso analogo per lo shear orizzontale: positivo,
ma non abbastanza per favorire lo sviluppo di
forti fenomeni vorticosi.
E' comunque possibile ipotizzare un "timido" tentativo
del sistema temporalesco di evolvere in supercella
proprio durante l'attraversamento della nostra provincia,
tentativo probabilmente reiterato nella sua fase di
massimo sviluppo, raggiunta nel tardo pomeriggio, quando
aveva ormai raggiunto il Veneto.
Seguendo attentamente l'evoluzione del sistema temporalesco
in allontanamento dalla Lombardia (tramite radar e
moviola satellitare), è possibile notare un discreto aumento
dell'attività convettiva in prossimità della Pedemontana
Veneta (tra Garda e Veronese). In alcune località di
quella regione, infatti, sono state segnalate parecchie
grandinate (anche di moderate dimensioni) e raffiche
di oltre 100 Km/h.
Analizzando il radiosondaggio
di Milano Linate delle ore 14 locali, possiamo
notare come le condizioni di instabilità atmosferica,
poco prima dello sviluppo del temporale, non fossero
particolarmente critiche:
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Radiosondaggio
di Milano Linate delle ore 14 locali. Gli
indici di stabilità atmosferica
non sono particolarmente favorevoli allo
sviluppo di fenomeni convettivi intensi;
da notare tuttavia il consistente valore
dell'acqua totale precipitabile: ben 38.2
mm
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L'energia potenziale convettiva disponibile è modesta
(656 J/kg), il Lifted Index è appena discreto
(-2.5), le correnti in quota (da Ovest) non sono
molto intense. L'innesco dei moti convettivi è però favorito
da un CINS molto basso (-18.6 J/kg), nonostante siano
presenti un paio di strati più secchi con
lieve inversione alle quote di 2500m e 4500m circa,
responsabili dell'inibizione convettiva che ha caratterizzato
le zone pianeggianti. L'indice Total Totals non
supera il valore di 47.4: ciò significa
che il gradiente termoigrometrico verticale non è considerevole.
Un dato notevole è invece "l'acqua
precipitabile":
ben 38.2 mm; si tratta di un valore piuttosto elevato,
causato dalla presenza di parecchia umidità sia
nei bassi strati che in quota.
Il livello di equilibrio (la quota oltre la quale i processi convettivi tendono
ad arrestarsi) è sufficientemente alto per favorire un notevole sviluppo verticale
dei cumulonembi temporaleschi: 233 hPa, quasi 12000 metri.
La temperatura di bulbo bagnato raggiunge lo zero intorno ai 3500 metri; è una
quota piuttosto elevata, che sfavorisce la possibilità che grandine "asciutta" riesca
a raggiungere il suolo. E' ragionevole ipotizzare che la notevole intensità delle
precipitazioni sia stata ulteriormente amplificata dallo scioglimento dei chicchi
durante la dicesa al suolo.
In sintesi si può affermare che le condizioni
atmosferiche, tutt'altro che eccezionali per
instabilità e potenziale pericolosità (e
comunque insufficienti per consentire lo sviluppo
di un sistema mesociclonico), hanno tuttavia permesso
che nella regioni pedemontane si sviluppasse un sistema
multicellulare di discreta intensità. La presenza
di parecchia umidità nell'aria,
nonché di
un discreto richiamo prefrontale, ha contribuito
a fornire molto "carburante" allo sviluppo
di tale sistema, che, pur non trovando ovunque sulla
sua strada le condizioni ideali per esplodere con
violenza, ha scaricato al suolo in alcune zone
moltissima acqua in poco tempo.
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