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1 Luglio 2004 - Nubifragio sulla città di Lecco 

 
- PRIMA PARTE -      
 
Un sistema temporalesco originatosi alle pendici del Monte Rosa raggiunge il Lago Maggiore, per poi dirigersi verso il Lario guadagnando rapidamente intensità e puntando la città di Lecco con incredibile precisione.
 
 Analisi sinottica* 
*Questa parte presenta aspetti piuttosto tecnici e potrebbe risultare di difficile   comprensione ai "meno esperti" di meteorologia. E' possibile saltare direttamente alla   lettura della SECONDA PARTE senza compromettere la comprensibilità del reportage.
 
Gli ultimi giorni del mese di Giugno 2004 sono stati caratterizzati dall'azione mitigatrice dell'alta pressione delle Azzorre, distesa sui paralleli dell'area mediterranea. Tale posizione non ha però impedito che fresche correnti oceaniche occidentali lambissero periodicamente l'Arco Alpino, generando fenomeni di instabilità su parte del nord Italia.
Un deciso rinvigorimento dell'area depressionaria semi-permanente al largo dell'Islanda, insolito nei mesi estivi, ha convogliato infatti aria umida ed instabile fino al nostro settentrione e l'Appennino, provocando qualche locale episodio temporalesco.
Nella giornata di Giovedì 1 Luglio 2004, un lieve calo pressorio a tutte le quote ha favorito un ingresso più deciso di tali correnti occidentali, provocando lo sviluppo di una linea di instabilità in spostamento dalla Lombardia verso il Triveneto.

L'innesco delle correnti ascendenti che hanno originato il sistema temporalesco è stato preceduto da una situazione di convergenza in medio-bassa troposfera. Quelle che seguono sono le mappe BOLAM (BOlogna Limited Area Model) dei venti e delle temperature al suolo rispettivamente delle ore 14 e 17 locali:
(12Z) ORE 14 LOCALI
(15Z) ORE 17 LOCALI
Mappe BOLAM dei venti e delle temperature al suolo
Mappe BOLAM (BOlogna Limited Area Model) per le ore 14 e 17 locali. La direzione dei venti al suolo è indicata dalle freccine nere: l'intensità del vento è proporzionale alla lunghezza della freccia. I colori rappresentano la temperatura al suolo: in verde le zone più fredde, in marrone le più calde (fino a 32°C in bassa Lombardia).

Si nota come si attivi una zona di convergenza nella pedemontana piemontese: correnti calde ed umide da Sud (presenti fino alla quota di circa 800 hPa, anche se con componente più occidentale), s'incontrano con quelle alpine provenienti da Nord proprio nelle zone in cui  la cella temporalesca  ha avuto origine.
Una situazione del genere non è molto favorevole alla cumulogenesi per le zone di pianura, in quanto vengono a generarsi dagli strati inversionali alle quote medio basse, i quali inibiscono il sovrasviluppo delle termiche. La convezione forzata indotta dai rilievi montuosi riesce invece a vincere tale inversione, permettendo così
 
Andamento del Dew Point registrato dalla stazione di Lecco centro
Andamento del Dew Point a Lecco centro prima dell'arrivo del temporale.
ai cumulonembi di svilupparsi in altezza per tutta la troposfera.
Tale flusso meridionale, attivato dalla presenza di un minimo depressionario sulla Pianura Padana (di natura termica), ha contribuito a fornire ulteriore umidità a quella già presente in zona per evapotraspirazione.
Il grafico a lato traccia l'andamento del dew point (punto di rugiada) registrato dalla stazione meteo di Lecco centro nelle ore precedenti l'arrivo del temporale. La quantità assoluta di umidità presente nell'aria è continuata a salire sino a raggiungere un picco massimo appena prima  dell'arrivo del sistema temporalesco,
 
quando si è raggiunto un Dew Point di quasi 19°C. Si tratta di un valore piuttosto elevato; in queste condizioni il nostro organismo avverte una sgradevole e opprimente sensazione di "afa", tipica delle calde giornate estive più umide.

Procedendo con l'analisi della situazione in media troposfera, notiamo innanzitutto come, salendo di quota, prevalgano correnti prettamente occidentali. Tali correnti sono direttamente responsabili della direzione prevalente (detta "level-guide") con cui si sono spostati tutti i sistemi temporaleschi generatisi nel Nord Italia.
E' necessario precisare che, nonostante questa direzione fosse posta su un asse Ovest-Est, il sistema temporalesco è invece traslato seguendo una traiettoria leggermente deviata verso Sud-Est. In un temporale multicellulare di questo tipo, infatti, ogni nuova cella si origina alla destra dello stesso rispetto alla direzione di spostamento del cluster (in quanto l'inflow proviene da Sud-Est). Mentre le singole celle seguono la level-guide, il temporale nel suo insieme percorre una traiettoria posta alla destra della stessa level-guide con una velocità maggiore rispetto a quella con cui si muovono le celle. Nel caso quindi che il sistema (detto "cluster") muova verso Est, le nuove celle si sviluppano approssimativamente verso Sud Sud-Ovest (fatto che è ben evidenziato dall'animazione radar che sarà presentata nella seconda parte di questo Reportage). Ne risulta che l'intera struttura (cluster + nuove celle) viene deviata verso Sud-Est, come si nota nella moviola satellitare che vedremo in seguito.
Le seguenti mappe BOLAM raffigurano i venti alla quota di 700 hPa (circa 3000 metri) per le ore 14 e 17 locali. Nelle stesse mappe è indicata anche l'umidità specifica a tale quota:
(12Z) ORE 14 LOCALI
(15Z) ORE 17 LOCALI
Mappe BOLAM dei venti e dell'umidità specifica a 700 hPa
Mappe BOLAM (BOlogna Limited Area Model) per le ore 14 e 17 locali. La direzione dei venti alla quota di 700 hPa è indicata dalle freccine nere: l'intensità del vento è proporzionale alla lunghezza della freccia. I colori rappresentano l'umidità specifica presente a quella quota: in blu le zone più umide, in rosso e giallo le più secche.

E' interessante notare come i primi refoli d'aria più fresca (e relativamente più secca), spinti dal fronte proveniente da occidente, siano tracimati nel versante italiano dapprima in Valle d'Aosta e nell'alto Piemonte, proprio in corrispondenza di dove è nato il sistema temporalesco che ha colpito il Lecchese.
La regione (in giallo) alla sinistra della linea obliqua (in rosso) che taglia a metà la Svizzera, individua la posizione approssimativa dell'aria fresca che segue il fronte freddo: essa contiene infatti meno umidità specifica.
Al momento della nascita della prima cella temporalesca (poco dopo le ore 14 locali), tale fronte era ancora oltralpe: si può quindi classificare questo temporale come "prefrontale", di natura multicellulare.
Un fenomeno caratteristico di questo tipo di temporali è quello della cosiddetta "retroazione dinamica": una volta sviluppatesi le prime celle, nel momento in cui attivano le correnti discendenti associate alle precipitazioni (chiamate "downdraft"), esse tenderanno a figliarne delle nuove. Osservando l'animazione radar (intorno alle ore 15 locali), si nota bene come le correnti discendenti, una volta raggiunto il suolo, si trasformino in correnti orizzontali il cui bordo avanzante (gust front) solleva nuova aria calda che, condizioni termodinamiche permettendo, origina nuove celle che spesso si fondono a quelle preesistenti.

Ritornando all'analisi, notiamo che, salendo di quota, la direzione e l'intensità dei venti rimangono costanti: dai 500 hPa in su troviamo correnti sempre da Ovest a 50-55 nodi (circa 90-100 Km/h).
Una configurazione del genere (il radiosondaggio analizzato di seguito fornisce un modesto SWEAT Index di 199) è favorevole allo sviluppo di fenomeni temporaleschi, ma non è in grado di generare elevata divergenza; non sussiste infatti un significativo shear verticale positivo in velocità tra alta e bassa troposfera, necessario ad innescare notevoli moti verticali per motivi dinamici. Questo è una delle ragioni che, almeno per la Lombardia, ha contrastato la formazione di grandine di grosse dimensioni: l'asse del temporale non ha assunto una configurazione obliqua particolarmente pronunciata: è probabile che le correnti di inflow e di outflow si siano abbastanza "disturbate" l'una con l'altra, assumendo una configurazione prevalente del tipo "outflow dominated".
Discorso analogo per lo shear orizzontale: positivo, ma non abbastanza per favorire lo sviluppo di forti fenomeni vorticosi. E' comunque possibile ipotizzare un "timido" tentativo del sistema temporalesco di evolvere in supercella proprio durante l'attraversamento della nostra provincia, tentativo probabilmente reiterato nella sua fase di massimo sviluppo, raggiunta nel tardo pomeriggio, quando aveva ormai raggiunto il Veneto.
Seguendo attentamente l'evoluzione del sistema temporalesco in allontanamento dalla Lombardia (tramite radar e moviola satellitare), è possibile notare un discreto aumento dell'attività convettiva in prossimità della Pedemontana Veneta (tra Garda e Veronese). In alcune località di quella regione, infatti, sono state segnalate parecchie grandinate (anche di moderate dimensioni) e raffiche di oltre 100 Km/h.

Analizzando il radiosondaggio di Milano Linate delle ore 14 locali, possiamo notare come le condizioni di instabilità atmosferica, poco prima dello sviluppo del temporale, non fossero particolarmente critiche:

Radiosondaggio di Milano Linate - 1 Luglio 2004 - Ore 14 locali
Radiosondaggio di Milano Linate delle ore 14 locali. Gli indici di stabilità atmosferica non sono particolarmente favorevoli allo sviluppo di fenomeni convettivi intensi; da notare tuttavia il consistente valore dell'acqua totale precipitabile: ben 38.2 mm

L'energia potenziale convettiva disponibile è modesta (656 J/kg), il Lifted Index è appena discreto (-2.5), le correnti in quota (da Ovest) non sono molto intense. L'innesco dei moti convettivi è però favorito da un CINS molto basso (-18.6 J/kg), nonostante siano presenti un paio di strati più secchi con lieve inversione alle quote di 2500m e 4500m circa, responsabili dell'inibizione convettiva che ha caratterizzato le zone pianeggianti. L'indice Total Totals non supera il valore di 47.4: ciò significa che il gradiente termoigrometrico verticale non è considerevole.
Un dato notevole è invece "l'acqua precipitabile": ben 38.2 mm; si tratta di un valore piuttosto elevato, causato dalla presenza di parecchia umidità sia nei bassi strati che in quota.
Il livello di equilibrio (la quota oltre la quale i processi convettivi tendono ad arrestarsi) è sufficientemente alto per favorire un notevole sviluppo verticale dei cumulonembi temporaleschi: 233 hPa, quasi 12000 metri.
La temperatura di bulbo bagnato raggiunge lo zero intorno ai 3500 metri; è una quota piuttosto elevata, che sfavorisce la possibilità che grandine "asciutta" riesca a raggiungere il suolo. E' ragionevole ipotizzare che la notevole intensità delle precipitazioni sia stata ulteriormente amplificata dallo scioglimento dei chicchi durante la dicesa al suolo.

In sintesi si può affermare che le condizioni atmosferiche, tutt'altro che eccezionali per instabilità e potenziale pericolosità (e comunque insufficienti per consentire lo sviluppo di un sistema mesociclonico), hanno tuttavia permesso che nella regioni pedemontane si sviluppasse un sistema multicellulare di discreta intensità. La presenza di parecchia umidità nell'aria, nonché di un discreto richiamo prefrontale, ha contribuito a fornire molto "carburante" allo sviluppo di tale sistema, che, pur non trovando ovunque sulla sua strada le condizioni ideali per esplodere con violenza, ha scaricato al suolo in alcune zone moltissima acqua in poco tempo.
 
...continua nella SECONDA PARTE >>>


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